Luglio è tante cose, 31 giorni, diversi luoghi, molti volti, sorrisi e momenti bui. Ma luglio 2019 è, su tutte le altre cose possibili, quel 17 luglio che mi sveglio, scrollo il telefono e scopro che è successa una delle cose che mai avrei voluto al mondo: è mancato Andrea Camilleri. A un mese dal ricovero, quella data di giugno che già mi aveva scossa e dalla quale non ho smesso di pensare al Maestro, alla voce dei suoi libri, a quelli che ancora dovevo leggere, accumulati proprio in vista dell’estate, quasi orfani. Del tutto orfani. È così che mi sono sentita quel giorno di metà mese, ed è questo il fatto devastante del mese di luglio 2019 che non si può e non voglio dimenticare. Al centro di tutto: la perdita, la grandezza, l’immortalità, la bellezza. Un’enorme e sconfinata malinconia, una tristezza dolce e potente come le parole di uno scrittore diventato amico fraterno.
È proprio con Camilleri che ho voluto aprire la presentazione del mio libro a casa, un altro evento grande ed emozionante in questo mese. Ma andiamo con ordine, partiamo dall’inizio. Perché l’inizio di questi 31 giorni è un treno, un messaggio all’alba in stazione e la mia faccia, il mio libro, sul Giornale di Sicilia. Una Torino non più torrida ma pur sempre estiva accoglie me, un caffè, un’agendina con domande ricopiate in bella scrupolosamente, un vestito nuovo, elegante quanto basta per andare in missione: l’intervista al direttore del Museo Egizio. Uno dei più bei risultati lavorativi dell’ultimo periodo, una grande opportunità, un grande orgoglio, e una bellissima esperienza.
Ma è un luglio di libri, perché si è aperto nei suoi primi giorni con Pagina37 e i suoi giochi per Torino a caccia di libri nascosti, prima in piazza Castello e poi, armata di maglietta gialla da donors, al Mercato Centrale davanti a un’invitante paranza. Bottino splendido, ma soprattutto bottino umano, che è poi il bello di questa esperienza. In una Torino non più torrida ma pur sempre estiva ho pensato alla mia settimana di ferie, che si è srotolata velocissima dopo una nuova tornata di esami, qualche perla trovata ai saldi e soprattutto un massiccio repulisti di casa, degli scaffali della libreria, carta, fogli, cose accumulate e impolverate da troppo tempo. C’era bisogno di ordine.
Solo così ho potuto riprendere fila di cose lasciate ad aspettarmi a casa. Per esempio Margherita, la sua dolcezza e le carezze in una mattina di estate piena, mentre Cervo mi si presentava nella sua folgorante bellezza azzurro mare e fucsia di buganvillee. O ancora un’intervista a cui pensavo da tempo, forse l’anello mancante di un percorso, forse solo uno sfizio: ma intanto ho trovato il tempo per farla, prima di passare alla leggerezza.
Leggerezza d’estate, di mare, sale e letture che volevo fare da tantissimo tra personaggi amati: Vanina Guarrasi, Vani Sarca (le riconoscete?), i Camilleri che ho recuperato con molta emozione, ritrovando una voce amica che, seppure fosse l’ultima volta e io ne fossi cosciente, non ha mancato di farmi sentire la sua mano. La lettura è una cosa bellissima. La lettura al mare è il mio sollucchero preferito a cui raramente saprei sostituire altri piaceri così gratificanti.
Dico una bugia: ci sono gli amici, che ho frequentato molto questo mese, periodo in cui, complice l’estate e la sequela di proposte liguri, ho girato parecchio tra fatali bicchieri di prosecco e birra. E poi le presentazioni, come quella di Paola Cereda e di Alice Basso a San Lorenzo, ma soprattutto come il ciclo di Un libro aperto, per il quale ho dato una mano a un amico. Alberto Schiavone, Alessandro Perissinotto, e me stessa. Un autore alla settimana, viaggi in auto, pomeriggi di sole, sedie in piazza, lotte con la burocrazia, dediche di libri, interviste, microfoni, montaggi, post e uscite sui giornali. Quasi a ciclo continuo, tra stanchezze varie, pizze notturne e soddisfazioni.
È stato bello rimettere le radici a casa in giornate che ho cercato di rendere il più rilassate possibile, tra belle notizie degli amici, aperitivi vista mare, un marebus da prendere per ridere scorrendo la banchina e i suoi palazzi color pastello, i gelati immancabili dell’eroina per antonomasia che non nomino ma tutti i miei amici di Imperia conoscono, e della quale è un piacere sorridere insieme. C’è stata pioggia, in questo luglio molto caldo, pioggia l’unica sera che non avrebbe dovuto essercene, ma che ha reso una serata in tema allunaggio ancora più pazza di quel che si era previsto, tra foto di gruppo che nemmeno ai compleanni delle medie, idiozie e una serenità adulta davvero confortevole.
Certo, non di solo conforto è stato intessuto un luglio piuttosto complesso dal punto di vista lavorativo, che mi ha anche visto percorrere quasi mille chilometri in quattro giorni, avanti e indietro lungo la stessa tratta ferroviaria da lunedì a giovedì, quattro libri letti, molto, moltissimo caldo accumulato, qualche morso di focaccia, una generale disillusione mista a cinismo e negatività, ma anche belle persone, soffitti azzurri che si aprono sulle parole belle, i pensieri liberi. Importante è sempre pensarsi liberi: me lo ha insegnato, quasi un segno alla fine dell’esperienza, una scritta in corsivo lungo una traversa di via Garibaldi.
E poi c’è stata Torino di carta, in versione marina. Un proemio a Laigueglia nell’unica sera di vento e freddo dell’estate, una Laigueglia emozionante e bellissima, come due persone a cui ho riscoperto di volere molto bene, e come una lettera di vibrante meraviglia che mi sono trovata sotto gli occhi, nelle orecchie. E poi la serata speciale, quella a casa, nella piazzetta dietro San Giovanni gremita di gente del mio mondo, belle persone, amici, parenti, tante parole, una corsa dell’amica che mi presentava, un leggio per un guitto lettore d’eccezione, le immagini per dialogare con chi è così vicino che tanto le parole non servono, e una cesta colma di emozioni davvero belle per le quali sono grata.
Luglio si conclude così, con tante pagine scritte alle spalle, tantissime lette e altrettante accumulate in una pila anonima che viene procrastinata: effetto stanchezza. Forse. Tra i fogli, le foglie di posidonia che a fine luglio hanno tinto di beije la spiaggia mentre anche le letture si facevano color seppia, recuperando i romanzi di Fruttero e Lucentini per quel che sarebbe stato poco, pochissimo dopo. Un compleanno al mare tra pomodori, basilico e torta verde, un gelato offerto, uno ricambiato, un abbraccio che si fa stretto mano a mano che si sente, un file scritto all’una di notte di getto, quattro pagine di una vecchia moleskine. Il tutto dentro una colorata e serena armonia di persone che vedo tutte schierate sul palcoscenico di un luglio senza vacanze, ma molto, molto vissuto.