Un mercoledì che sembra un lunedì: è una ripartenza. Inizia di notte, inizia con un abbraccio forte. Si porta dentro la radio, e il telefono, che un po’ sono estensioni dei corpi costretti a tapparsi in casa, da dieci giorni oggi.
Quando si inceppa tutto mentre sei arrivato in cima alla salita, il morale ti rotola un po’ giù. Accade così anche nel nono giorno di quarantena, perché si inizia non poterne più, e a rotoli sembra andarci tutto.
Lunedì di vento e balconi: banchise polari che iniziano il disgelo, lavoro che si riformula, come una specie di calma, serenità da procurarsi mentre la situazione non migliora, e ci si inventano format video senza alcun motivo.
E così è il giorno sette: domenica. Una domenica di silenzio e natura: potrebbe sembrare Ferragosto, non fosse che non sono vacanze, e non è nemmeno estate. Tempo sospeso: la prima domenica del Coronavirus
È il giorno numero sei: è un sabato, e mentre leggo i giornali un tramonto mi scalda il cuore da un balcone immaginario e mi trovo a riflettere sulla nascita di n nuovo mondo dove tutto è più semplice, senza perdere bellezza.
E così arriva il giorno numero 5 e porta con sè una settimana intera di strane sensazioni e angosce latenti. Open access è la parola del giorno: accesso aperto, dati liberi, musica, cultura, bellezza nelle città che si fanno deserte.
Libri e giornali gratis durante l’emergenza Coronavirus
Il giorno numero quattro è tutto per l’empatia diffusa, ampia, abbraccia tutti. C’è casa, ci sono gli amici, c’è che mai come adesso dobbiamo stringere i denti e proteggerci tutti, prenderci cura.
Il terzo giorno è paura e ansia. Per tutti, per me. Un martellante loop di pensieri venefici infesta la mia riflessione mentre il mondo entra in pandemia e l’Italia passa al grado più stringente delle norme di sicurezza.
Il giorno due è una sensazione di delusione rabbiosa, una sconfitta a cui arrendersi impotenti davanti all’emergenza, esporata nella sua schiacciante presenza. Calmarsi: siamo umani.