Curioso parlare di scrittura à contrainte, intrigante leggere dell’Oulipo, sfizioso conoscere vincoli formali e idee degli scrittori e intellettuali che usavano questo modo di costringersi per liberare creatività ormai decenni orsono. Ma esiste ancora qualcuno che scrive à contrainte? Su un sito che si chiama così, davvero non potevo prima o poi soffermarsi su AcroBatiCa, di Ezio Sinigaglia, pubblicato nel 2024 da Déclic.

Un libro à contrainte
Che cos’è questo libro? Prima di tutto, è un libro à contrainte: perché sì, esistono ancora i coraggiosi autori che ingaggiano danze acrobatiche – è il caso di dirlo – con la lingua e le sue gabbie formali, e Sinigaglia è tra questi. Più prosaicamente, inizierei col definire questo libro una raccolta di racconti: sono tre, ognuno si autoimpone una contraint, ognuno di destreggia in salti linguistici e soluzioni varie e composite su una storia. Tutte e tre le storie sono accomunate da un tema ricorrente in Sinigaglia: l’erotismo, anzi autoerotismo. Lo troviamo in “Smanettando sospirosi sulla station”, ritorna poi tra i due commilitoni protagonisti di “Incantevole habitat: garantita favolosa esclusiva”, e infine, con crescendo di giochi à contrainte e divertissement, nel terzo racconto, “Oroscopi per quindicina ruggente. Risparmiate quattrini”, che ha per protagonisti un benzinaio e un camionista quebequese.
Qualcuno si potrebbe domandare che senso abbiano questi racconti che si impongo il primo di avere solo parole che iniziano per s (come peraltro si intuisce bene già dal titolo), il secondo di procedere con parole la cui iniziale segue l’ordine alfabetico, salvo sorprendere con un testa-coda a un certo punto, e poi zigzagare per un po’, il terzo di proseguire sulla scia del secondo, complicando però con numerose inversioni e con una sorta di inciampo a ogni punto fermo, dove si ricomincia dalla lettera presente prima, e si procede. Queste contrainte hanno tutte certamente un nome che ignoro (conosco solo il tautogramma, cioè tutte le parole con la stessa iniziale), e sembrerebbero vincoli vuoti, non fosse che, nonostante la peripezia dichiarata e sfidante, a leggere di queste bizzarre vicende il senso fila, condito di spassose trovate linguistiche e di tanta ironia che deriva sia dalle situazioni, sia dal frasario stesso. È acrobatica, per davvero, la danza che si fa per star dietro a bislacchi predicati, pastiche tra lingue, trovate che sanno di argot e che mi hanno ricordato tanto le parlate dei personaggi del buon Queneau.
Vivacissimo, pulsante, consapevole: un vero godimento
Un pasticcio che sta insieme, e che racconta delle sue storie, ma anche di sé, della propria compiaciuta maniera di dirsi, sfidando il linguaggio eppure, proprio in questa missione consapevolmente fallimentare, trovando uno straordinario gusto della soluzione creativa. Ecco la contrainte: è un’acrobazia formale che si specchia nel suo contenuto, e in piena coscienza si diverte anche. Forse è questo il senso dell’insistenza sul tema dell’autoerotismo, che come l’uso della contrainte se la gioca con sforzi e desideri, nella semplice trovata di… divertirsi un po’.
Il linguaggio di questo libretto è il vero perno: frizzante, dinamicissimo, sembra di ascoltare una colonna sonora tra il poetico e il surreale. Eppure fila, e mentre avanza raccontando e raccontandosi, esplicita anche il proprio sforzo. È il linguaggio che parla, e pur con vincoli formali rigidissimi, il godimento è estremo. È il godimento del lettore, che sorride smaliziato alle soluzioni adottate da chi sta dietro alla tastiera, dello scrittore stesso, che deve essersi divertito come un matto a dare corpo a storie, voci e personaggi dentro le sue gabbie formali, e dei personaggi stessi delle storie, tutti in cerca di un piacere dentro se stessi.
AcroBatiCa è un libro à contrainte vivacissimo, pulsante, consapevole e più che divertito, direi deliziato. Di quanto il rigore formale autoimposto possa sprigionare così tanti fuochi artificiali linguistici, facendoci accorgere, quasi improvvisamente, di quanto sia affascinante il segreto rapporto tra le cose e la lingua che quelle cose ce le racconta tra simboli, inchiostro e pagine di carta.