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Apparentemente infinito, asettico, futuristico forse, con il suono attutito dei tappeti meccanici, la forma di un tunnel che scava dentro la roccia. Procedo verso i binari e mi dico: chissà cosa ne avrebbe pensato Calvino, di questo corridoio che dalla stazione di Sanremo porta ai treni. Oltre la linea gialla è tutto buio, risuona metallica la voce di trenitalia, dietro scorre la radio: c’è un pezzo di Burt Bacharach mentre scrivo questi appunti. Sono appena uscita dal Cinema Centrale dove questa settimana proiettano “Italo Calvino nelle città”, il film-documentario di Marco Belpoliti e Davide Ferrario (ne avevo scritto sul Secolo XIX) dedicato al rapporto tra lo scrittore e le città reali e fantastiche che ha abitato e immaginato. Il percorso dal cinema a qui, a piedi, le strade gremite di gente, gli abbaglianti neon colorati dell’Ariston, il brusio della città e la sua frenesia automobilistica hanno cullato le bellissime sensazioni…