È Pasqua e non riesco a provare altro che angoscia. Oggi è un giorno così, un giorno di ansia, mancanza e cirri nel cielo che danno vita a disegni strani in una sera in cui tutto sembra non avere le forze per andare avanti.
Sabato Santo, giorno 34 della quarantena. Il diario racconta di video al telefono, foto al telefono, chat, videochiamate, e telefonate, tutto sul telefono. E racconti, e fiabe col nastro isolante, e musica, sul telefono. Ti salva la vita, a volte, il telefono.
Compagnia, il giorno numero 33, il Venerdì Santo, ha bisogno di compagnia. Fuori sembra estate, l’aria è quella. Le ansie per la nonna, gli amici, la scrittura, le cose buffe. Il nuovo decreto di Conte: a casa fino al 3 maggio.
Giorno numero 32, e così arriva Giovedì Santo, nessuno si muove da casa, si celebra la primavera scrivendo e tenendo insieme una rete di sorrisi e parole. Le giornate sono fatte di parole e speranze di abbracci. Sogni, battiti.
E infine li ho visti, gli uomini nelle tute bianche: il film del mondo là fuori è apparso alla finestra il giorno 31, mentre tornavo da un bagno di sole e serenità, una riconciliazione con la natura nel mese di aprile, che fa battere il cuore
Il giorno numero 30 è un martedì, è un mese da quando ho visto il mare l’ultima volta, una giornata di primavera dichiarata, di lieviti, profumi, mollette e semina. Una giornata serena, tra le cose di sempre, che fanno sorridere
Il traguardo del lunedì, giorno 29 della quarantena, tra lauree in differita, lievito che monta e lavoro di lettura, appunti, cesello, per scoprire che in fondo molto andava già bene così.
Una domenica di gatti, sole e natura. La domenica delle palme, una messa vista in tv con i rami d’ulivo sul tavolo. Si legge, si pensa, si mettono in moto le mani. Presagi per il domani?
Sabato di aprile, sabato di quarantena. Mi perdo tra il silenzio e la meraviglia dei fiori, dei libri. Il classico pizza e birra, un film che racconta della Terra e di come la stiamo danneggiando.