Al ventesimo giorno di quarantena percepisco un bisogno grande di calma. Sarà il sabato, sarà il sole che è tornato, gli affanni passati, il bisogno di guardarsi dentro. Tutto questo insieme, mentre leggo, cerco equilibri, smaltisco arretrati
Quindi è venerdì. Una settimana che è volata, non so bene come, il tempo ha perso consistenza, frena frena frena. Eccoci: è venerdì. Fa…
Marzo 2020: terza tappa della reading challenge dedicata a Einaudi. È il turno di uno dei fondatori, Cesare Pavese, e di un suo romanzo poco noto e meraviglioso: Tra donne sole.
Diciotto giorni a casa, tanto ci voleva per sistemare la sintonia, allentare la morsa, almeno provarci: oggi rifletto sull’ascolto, tanta radio, tanti libri, tanto freddo, quasi innaturale.
Giorno 17, la quarantena sblocca la lettura, attività rimasta sospesa. Decisioni, coltelli piantati sul tavolo, libertà ritrovate. Ragiono di questo, nell’ennesimo mercoledì di quarantena, e intanto scrivo, e leggo.
Questo articolo è stato scritto tra il 7 e l’8 marzo 2020, prima dunque del lockdown totale dovuto all’emergenza Coronavirus, prima delle cifre stravolgenti…
Martedì, giorno 16 di quarantena e una calma diffusa che soffoca l’ansia e precede una risalita solo immaginata. Si pedala da fermi, si aspetta che il lievito salga, si sbotta, si legge di malavoglia, si ripensa agli anni Novanta.
Giorno numero 15: è lunedì, e sono all’improvviso senza lavoro. Non c’è molto altro a cui pensare, se non cercare di districare una matassa di 200 metri di lenza. Una metafora offerta su un piatto d’argento, anche se qualcosa, tra lo stomaco e la gola, fa un sacco di paura.
Domenica, giorno 14: sono passate due settimane. Il tempo rallenta, si rilassa per forza di cose, e tutto all’improvviso appare più ordinato, più leggero. Eccole, si colmano le mancanze, si riavvicina tutto, «teniamoci stretti che c’è vento forte».