Domenica, giorno 14: sono passate due settimane. Il tempo rallenta, si rilassa per forza di cose, e tutto all’improvviso appare più ordinato, più leggero. Eccole, si colmano le mancanze, si riavvicina tutto, «teniamoci stretti che c’è vento forte».
Giorno 13: è sabato e la Milano Sanremo non passerà. Una gioranta con le mani in mano, con i guanti, la farina, la marmellata tra le mani che devono fare perché non sanno come altro reagire
Giorno 12, a casa da un mese esatto oggi. Il blu è il colore che dà nome al giorno: malinconie, cieli azzurri, blu botte e leggerezza celeste. Le radio unite, l’inno, l’ansia, la notifica, il video. La routine: sognano cieli azzurri da vivere
Abbiamo superato la decina: oggi è il giorno numero 11, il sole splende nel tempo delle ambulanze e la testa scoppia di pensieri e storie raccolte tra il telefono e la radio. Cerco il tempo per scriverle: non l’ho ancora trovato.
Un mercoledì che sembra un lunedì: è una ripartenza. Inizia di notte, inizia con un abbraccio forte. Si porta dentro la radio, e il telefono, che un po’ sono estensioni dei corpi costretti a tapparsi in casa, da dieci giorni oggi.
Quando si inceppa tutto mentre sei arrivato in cima alla salita, il morale ti rotola un po’ giù. Accade così anche nel nono giorno di quarantena, perché si inizia non poterne più, e a rotoli sembra andarci tutto.
Lunedì di vento e balconi: banchise polari che iniziano il disgelo, lavoro che si riformula, come una specie di calma, serenità da procurarsi mentre la situazione non migliora, e ci si inventano format video senza alcun motivo.
E così è il giorno sette: domenica. Una domenica di silenzio e natura: potrebbe sembrare Ferragosto, non fosse che non sono vacanze, e non è nemmeno estate. Tempo sospeso: la prima domenica del Coronavirus
È il giorno numero sei: è un sabato, e mentre leggo i giornali un tramonto mi scalda il cuore da un balcone immaginario e mi trovo a riflettere sulla nascita di n nuovo mondo dove tutto è più semplice, senza perdere bellezza.
E così arriva il giorno numero 5 e porta con sè una settimana intera di strane sensazioni e angosce latenti. Open access è la parola del giorno: accesso aperto, dati liberi, musica, cultura, bellezza nelle città che si fanno deserte.